A Modena
tornerò tra qualche anno,
da libero pensar ormai acquisito.
Tornerò,
ad intrecciare di ricordi
il passo lungo il viale dell’Emilia,
sotto il piombo di quel cielo
che protese allora
le sue braccia alle bestemmie.
Sognerò la nebbia,
corpulenta ed oleosa,
i magri spergiuri
delle notti fuori domo,
la vigilia misteriosa
di un Silenzio al fine
fuori d’ordinanza.
Sognerò le mille solitudini
abbracciate nel mio letto,
al chiaror di un anno
che finiva silenzioso,
seppur baccano fosse d’oltre
da zittire.
Tornerò,
a veder quest’uomo
come nacque tra le spine,
quei giorni che al telefono
passaron chiacchierando
l’esistenza fra le dita,
a contare nelle tasche
i pochi spiccioli d’amore.
Di lei
non molto tornerà
nella mia mente,
se non gli anelli
che col cuore regalavo
come triste malinconia
di mezzanotte.
Tornerò qua,
un giorno.
E con lo stesso fervore
di quel tempo,
scolpirò sulla mia pelle di emozione,
il flusso di un istante da incontrare.
A Modena, ero soldato.