Ottavo Campale
O.C.11
Sogno il mare,
le creste bianche
sorvolare distese interminabili
di flutti,
per poi tuffarsi con vigore
fino al fondo dell’azzurro.
Il gorgoglìo risale portentoso,
si riaffaccia a scorger di vincente
il dinamismo d’altri flutti.
E ancora onde, gorghi,
onde, creste,
e ancora gorghi.
A riva,
bianco come il sole,
mi cospargo il volto
di ludica attenzione.
Godo interessante
quel vigor
che naturale ci sostiene.
Un tuffo ad assaggiare,
e poi la sveglia.